Regia di SILVIA GALLERANO
Di e con Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini, Silvia Gallerano
Con il contributo di Serena Dibiase e la voce di Greta Marzano
Allestimento luci Camila Chiozza, consulenza costumi Emanuela Dall’Aglio
Cura del progetto Nicoletta Scrivo, una produzione Teatro di Dioniso
Direzione artistica Michela Cescon, in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe e Frida Kahlo Production, direzione Claudia Di Giacomo e Roberta Scaglione
Con il contributo del MiC – Ministero della Cultura,
Regione Lazio e Roma Capitale in collaborazione con SIAE
Svelarsi è uno spettacolo/esperimento/serata/happening/sabba/pigiama party/assemblea… qualcosa di indefinito e indefinibile, un momento di condivisione e di riflessione piuttosto allegro su temi come il femminismo, l’umiliazione, la rivalsa, il senso di colpa, l’autodeterminazione. È una serata per sole donne, che genera parecchie risate e una smodata sorellanza.
ph Claudia Borgia
di e con Smeralda Capizzi
disegno luci Camila Chiozza
consulenza alla drammaturgia Silvia Gallerano
cura Teatro di Dioniso | Nicoletta Scrivo
con il sostegno di Fortezza est
e un ringraziamento speciale a Mery Perrotta, Giulia Pietrozzini, Chantal Gori
Santa Smeralda è un racconto biografico, un lavoro sulla memoria, in cui esploro con ironia e in piena apertura con il pubblico i legami familiari, il ricordo e la dimensione del tempo. È la storia di una famiglia qualsiasi nella Sicilia di un tempo passato, ed è soprattutto la storia delle donne della mia famiglia.
In scena quindi una voce sola, ma abitata da molte: figure femminili che, da epoche diverse, prendono parola con le loro storie, i loro sogni e le loro mancanze.
Santa Smeralda è un racconto brillante, la narrazione procede saltando da un'epoca all'altra, giocando a volte su differenze e paradossi, fino a creare momenti evocativi in cui attraverso il richiamo alla memoria e la ricerca di questo dialogo con figure lontane nel tempo, la dimensione poetica prende lo spazio della scena.
Lavorare sull'autobiografia mi ha permesso di ritrovare quei frammenti di passato che vivono in noi e ci abitano senza far rumore: abitudini, parole, luoghi, sensazioni e afflizioni antiche. Esplorare come il passato si depositi nel presente in vista del futuro, come anticipazione del futuro, e il presente diventa luogo di passaggio o sentiero per la creazione di nuove traiettorie.
E si tratta anche di una riflessione sul tempo: su tutto ciò che ci attraversa e che dobbiamo lasciare andare, per forza dobbiamo lasciare andare.
Ma Santa Smeralda è anche uno spettacolo attraversato da una leggerezza necessaria: l’ironia, lo scarto, il paradosso diventano strumenti per guardare con tenerezza le nostre radici, senza idealizzarle. Accanto alla dimensione poetica, c’è un tono giocoso e affettuoso, che rende il racconto vivo, godibile, divertente.
Partendo dalle esperienze di vita individuali, lo spettacolo interroga il legame profondo tra presente e passato, tra chi siamo e chi ci ha preceduto, come la nostra esistenza sia intrinsecamente legata a quella dei nostri antenati, come se il filo invisibile delle generazioni passate continuasse a influenzare le scelte, i sogni e le sofferenze del presente.
L'invito per chi guarda è di confrontarsi con il proprio rapporto con il tempo e la memoria, scoprendo come le storie di famiglia non siano solo leggende o ricordi, ma tessuti viventi che danno forma all'identità di ognuno. Un invito anche a riconoscere la nostra posizione all'interno di quel mosaico che è la nostra storia.